lunedì 27 aprile 2015

Barattoli e ‘Marmellata’

 ‘Trattatello ingenuo  attorno a “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria

Recentemente il professor Gustavo Zagreblesky, intervenendo su ‘la Repubblica’  in relazione alla consulenza richiesta dalle Camere ad insigni giuristi riguardo il problema della revoca dei vitalizi a quei parlamentari decaduti a causa di condanna irrevocabile per reati di particolare gravità, tra l’altro, fa questa riflessione: “…se tutto è giuridicamente sostenibile, allora i nostri argomenti sono perfettamente inutili. Se tutto è sostenibile, allora: liberi tutti. Non si alimenta, così, l’idea corrente che i giuristi siano essenzialmente dei consulenti, e che il diritto, alla fine, non sia che un mezzo e, spesso, un mezzuccio?...”

A mio avviso credo che la predisposizione italica al garbuglio e al gioco delle tre carte dovrebbe essere sostituito dal rispetto delle regole, alla Ri-scoperta del ‘Dovere’ ed alla capacità di rendere veramente tutti uguali davanti alla legge!

  Di conseguenza invece di manipolare eventuali regole sbagliate andrebbero cambiate e, soprattutto  a p p l i c a t e   a  Tutti !

Purtroppo noi italiani siamo quelli che se il contenuto (il comportamento dettato dalla norma) non ci sembra ‘buono’ (per noi…), inventiamo di tutto per dire che è il contenitore ‘che non funziona’ (la norma). Allora ci danniamo, insultiamo, rincorriamo i più alti principi, per motivare la necessità di modificare il contenitore.

Una volta fatto, lo riempiamo della stessa ‘marmellata’ (il nostro modo di agire). Così invece di cercare di modificare la sostanza modifichiamo la forma, che presto o tardi ci verrà in ‘antipatia’ e daccapo a ricorrere ad ancora ‘più alti principi’ (o interpretazioni della norma, v.di articolo di Zagreblesky),  pur di far passare la forma che, in quel momento, ci è più comoda, ovvero che sappiamo già come rendere ‘utile’…
     Un esempio forse più chiaro è offerto dal comportamento di connazionali che cercano di emigrare in alcune nazioni dove il lavoro non manca e la ‘qualità della vita’ non è male.
Sono attirati in quella nazione perché la stragrande maggioranza di italiani che vi si è recata racconta di essersi trovata benissimo, perché ci sono regole, rispetto reciproco, diritti, efficienza etc…
Quindi cosa fa?
Dopo esserci andato, molto spesso dichiarando obiettivi diversi dal reale, cerca di conoscere le regole per viverci e, immediatamente, inizia a mettere in atto quelle azioni di cui è espertissimo utente a casa sua per: eludere la legge, trovare scorciatoie, sfruttare a proprio vantaggio smagliature normative ovvero spazi non normati, perché ‘automaticamente’ rispettati dai locali, e così via… Quindi con la logica ‘interpretativa e personalistica’ cerca di forzare quel sistema che ha prodotto quei risultati che aveva tanto apprezzato. In tutto questo non ci si accorge che se prevalesse l’italico atteggiamento, in breve quella nazione non sarebbe nient’altro che l’Italia e, addio ‘posto meraviglioso’ dove vivere…
          In pratica vorremmo i risultati del comportamento degli abitanti di quella nazione e conservare per noi, MA solo per noi (!), le modalità comportamentali di cui siamo esperti...

Eppure alla fine del ‘700 un italiano in un piccolo libro che dovrebbe essere materia di lettura di noi ‘post-connazionali’, aveva individuato ed incardinato una serie di principi fondamentali per il buon funzionamento dei rapporti sociali ben sintetizzate in questo concetto:
 Le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall’incertezza di coltivarla.[Dei delitti e delle pene – Cesare Beccaria – cap.I]
Certamente, come si diceva all’inizio, questa è una dissertazione ingenua e fior di giuristi saranno pronti a dimostrare errori e orrori miei e del libello ed in nome di altisonanti principi, sapranno aprire dibattiti e dissertazioni. Cose queste che, alla fine, lasceranno tutti noi a scontrarsi giornalmente con ruberie, soprusi e ladrocini che, sempre più, si diventa avvezzi a combattere con altrettante furbizie e sopraffazioni, in un circolo perverso senza fine, avviandoci alla condizione a causa della quale ci dice il Beccaria, siano nate le leggi!

A questo punto può essere utile leggere alcuni passi che offrono alcuni interessanti spunti spunti di riflessione: 

Origine delle Pene – capo I
Così come ogni volta che ci si accinge a ‘Fare’ si dovrebbe aver chiaro il perché, è opportuno che, prima di addentrarci in altre riflessioni, ci si chieda il motivo dell’esistenza delle leggi. Il Beccaria così spiega la sua premessa.: 


Le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall’incertezza di coltivarla. [Dei delitti e delle pene – Cesare Beccaria – cap.I]


Interpretazione delle leggi - capo IV

Non v’è cosa più pericolosa di quell’assioma comune che bisogna consultare lo spirito della legge…...Ciascun uomo ha il suo punto di vista, ciascun uomo in differenti tempi ne ha uno diverso.
Oscurità delle leggi capo V 
Importanza della diffusione della norma, del sapere, della cultura…
Quanto maggiore sarà il numero di quelli che intenderanno e avranno fralle mani il sacro codice delle leggi, tanto men frequenti saranno i delitti, perché non v’ha dubbio che l’ignoranza e l’incertezza delle pene aiutino l’eloquenza delle passioni.

Proporzione tra i delitti e le pene – Capo VI 
Sforzo di introspezione della natura umana.
Se una pena uguale è destinata a due delitti che disugualmente offendono la società, gli uomini non troveranno un più forte ostacolo per commettere il maggior delitto, se con esso vi trovino unito un maggior vantaggio.

De l'Onore – Capo IX

Le prime leggi e i primi magistrati nacquero dalla necessità di riparare ai disordini del fisico dispotismo di ciascun uomo …l’avvicinamento degli uomini e il progresso delle loro cognizioni hanno fatto nascere una infinita serie di azioni e di bisogni vicendevoli gli uni verso gli altri, sempre superiori alla provvidenza delle leggi ed inferiori all’attuale potere di ciascuno.

Il fine delle pene – capo XII
Il fine dunque non è altro che d’impedire il reo dal far di nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altri dal farne uguali.
Prontezza della pena – capo XIX

Quanto la pena sarà più pronta e più vicina al delitto commesso, ella sarà tanto più giusta e tanto più utile.

Dolcezza delle pene – capo XXVII

In questo capitolo, viene affermato uno dei più importanti concetti legati al funzionamento della giustizia e quindi della Società: La Certezza della Pena !

Uno dei più gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l’infallibilità di esse … La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggior impressione che non il timore di un altro più terribile, unito colla speranza dell’impunità…   
 
Delle scienze – capo XLII

Volete prevenire i delitti?Fate che i lumi accompagnino la libertà. I mali che nascono dalle cognizioni sono in ragione inversa della loro diffusione, e i beni lo sono nella diretta.
Un ardito impostore, che è sempre un uomo non volgare, ha le adorazioni di un popolo ignorante e le fischiate di un illuminato. [se a qualcuno venissero in mente persone o fatti della nostra recente storia, ricordiamo che non a loro si riferiva il Beccaria, visto che parlava due secoli prima…(n.d.r.)]

A questo punto ci si potrebbe porre una domanda: si, va bene, ma il ’colpevole’ chi è, dov’è?
Probabilmente la soluzione sta nel risolvere un’antica ‘faida’ familiare, infatti uno dei motivi principali della nostra situazione è legato  alla separazione di due famosi fratelli che solo nel loro procedere appaiato ed equilibrato hanno dato un valido contributo ad un concreto sviluppo dell’Umanità.


Purtroppo una moderna ‘alimentazione’ sociale, soprattutto da noi in Italia, ha generato uno sviluppo diseguale: uno sempre più robusto e spavaldo, l’altro sempre più timoroso e gracile.


Di conseguenza, il primo scorrazza senza freni, mentre l’altro, abbandonato e derelitto, senza cure ed assistenza, è relegato in pochi e sparuti ambiti a far compagnia alle sorelle Dignità e Responsabilità.


Come avrete intuito i due fratelli sono Diritto e Dovere, e come sappiamo Diritto è sempre presente, sulla bocca di tutti: chi lo chiede e chi lo ‘usa’…, Dovere è difficilissimo incontrarlo e quelle poche volte lo si scambia per l’altra sua ‘sorella’ Debolezza .

Se non si riuscirà a trovare una buona cura ricostituente per questo fratello gracile ed indebolito, rimettendolo in forze e dandogli la possibilità di circolare fiero e robusto a testa alta affianco a suo fratello, credo che dovremo rassegnarci a veder crescere sempre di più anche i cuginastri della nostra simpatica famiglia: Corruzione, Degrado, Disoccupazione,  etc…


p.s.: se qualcuno si sta chiedendo che c’entra Disoccupazione’ forse può essere utile qualche altro passaggio del Beccaria “…Le << menti volgari>> non vedono se non ciò che immediatamente percuote il senso …Non comprendono l’astratto, non colgono le relazioni generali. E con ciò fraintendono il loro stesso reale interesse…” (!!)